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Lucille Teasdale

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Messaggio Da thelmalouise Gio Apr 04, 2013 7:05 am

Lucille Teasdale (Montréal, 30 gennaio 1929 – Besana in Brianza, 1 agosto 1996) è stata un medico canadese che scelse di lavorare in un ospedale in Uganda per la maggior parte della propria vita.
« Lucille rimane il più fulgido esempio di dedizione all'attività medica svolta con eroismo sino alla fine così sofferta del suo percorso »
(Rita Levi-Montalcini)

I Primi passi

Lucille Teasdale nacque a Montrèal il 30 gennaio 1929, quarta di sette figli, da una famiglia della media borghesia canadese. Il padre, René Teasdale gestiva una drogheria nel quartiere di Guybourg . Da sempre i rapporti con la madre Juliette non erano stati felici, a causa del carattere malinconico e pessimista della donna e Lucille ne ebbe la conferma sentendola dire di essere stata felice fino al quarto figlio

Lucille crebbe educata in un collegio gestito da religiose di cui né condivise né dimenticò gli aspri metodi; era infatti un'adolescente dall'indole ribelle, abituata a comportarsi come non si addiceva ad una fanciulla, appassionata di hockey e per nulla favorevole alle punizioni che quasi ogni giorno le venivano assegnate a causa delle sue marachelle.

Un giorno arrivarono al collegio alcune suore di ritorno dalla Cina, dove erano state come missionarie dell'Immacolata Concezione, da cui Lucille restò affascinata; fu proprio in quella occasione che in lei cominciò a sorgere il desiderio di diventare medico . Aveva soltanto tredici anni quando lo disse al padre, che fiero della figliola, serbava tuttavia alcune preoccupazioni al riguardo, in quanto quello della medicina era un campo ancora poco esplorato dal mondo femminile. Fu così che Lucille si iscrisse alla facoltà di Medicina dell'Università di Montrèal nel 1950 e i dati parlavano chiaro: le "signorine" erano solo otto su centodieci studenti

Si laureò con lode nel 1955 e per ottenere la specializzazione in chirurgia, riuscì ad essere ammessa presso l'Hôspital Sainte Justine pour les Enfantes di Montréal. Giunta al termine dei sei anni di internato, avrebbe dovuto sostenere un esame finale a patto di effettuare uno stage in un ospedale estero e sperando di poter andare negli Stati Uniti, fece numerose domande presso diversi ospedali americani che la rifiutarono perché donna , fatto che rimase indelebile nella vita di Lucille, da sempre paladina della giustizia, tanto che aveva deciso di fare il medico per combattere l'ingiustizia più palese: la malattia . Fu tuttavia a Montrèal che conobbe un giovane medico italiano, il dottor Piero Corti, che si trovava in Canada per conseguire la sua terza specializzazione in pediatria, dopo quella in radiologia e neuropsichiatria. Piero mostrò fin dall'inizio un certo interesse per la giovane, che tuttavia sembrava schiva, tutta dedita alla sua professione; lavorava anche per 16 ore al giorno, infatti, e non poche volte era svenuta in sala operatoria, vinta dalla stanchezza [
Tempo di grandi decisioni

Nel settembre 1960 Lucille intraprese una crociera che l'avrebbe condotta in Francia, all' ospedale de la Conception, dove fu molto stimata e apprezzata specialmente dal suo superiore, che le dimostrava gtrande fiducia , mentre lei era stata sempre poco fiduciosa in se stessa. Era felice di essere andata via dal Quebec, perché non condivideva il sistema adottato dalla medicina canadese e soprattutto le sembrava immorale il fatto che esistesse una medicina privata e una pubblica, che pazienti ricchi e pazienti poveri non fossero trattati allo stesso modo. Riteneva piuttosto che la medicina fosse così appassionante che i medici dovrebbero pagare per il privilegio che hanno di praticarla Proprio a Marsiglia aveva ricevuto una proposta che le avrebbe cambiato la vita: il dottor Corti le aveva chiesto di partire con lui per fare il chirurgo in Africa e lei aveva accettato. Lo avrebbe aiutato per un paio di mesi a mettere in piedi un reparto di chirurgia nell'ospedale di Lacor, un piccolo villaggio della tribù acoli a 11 km da Gulu, cittadina dove erano giunti dopo l'atterraggio a Entebbe, guidati da Fratel Toni Biasin, un missionario comboniano che aveva mostrato loro il dispensario gestito da suore comboniane in veste di infermiere e levatrici. Era costituito soltanto da un ambulatorio e una quarantina di posti letto per un reparto di maternità e lì Lucille iniziò una brillante carriera: il 10 giugno 1961 effettuò la sua prima operazione, un taglio cesareo basso . Lucille e Piero, scoprendo di essere innamorati, si sposarono con semplicità nella cappella del piccolo ospedale il 5 dicembre 1961 e il 17 novembre 1962 nacque la loro figlia, Dominique .


Il suo operato di medico e chirurgo fu intenso, coniugando l'attività sanitaria all'opera di educazione della popolazione autoctona. Formare coloro che prenderanno il nostro posto era ciò in cui credeva fermamente

Si distinse in particolare nell'istruzione delle madri della tribù acoli, che vittime della superstizione e dell'ignoranza facevano morire i loro bambini di ebino, un'infezione che colpisce la gengiva inferiore, rivolgendosi dapprima agli stregoni e poi ai medici

Un anno dopo il loro arrivo in Uganda l'ex protettorato inglese raggiunse l'indipendenza il 9 ottobre 1962; seguirono anni di aspri scontri che videro l'avvicendarsi di dittatori come Milton Obote e Amin Dada. Si stima che, tra il 1971 e il 1979 le vittime furono più di 300.000. Durante la guerra civile l'ospedale fu inondato da ugandesi feriti negli scontri e Lucille, per poter compensare la mancanza di personale, si trovò ad operare per parecchie ore al giorno divenendo de facto un "chirurgo di guerra" . Continuò a lavorare presso l'ospedale per 34 anni, eseguendo più di 13000 interventi chirurgici di ogni genere. Fu proprio nel 1979, che operò il primo trapianto osseo per scorrimento ad un soldato ferito, perché faceva di tutto per evitare ogni amputazione
"La malattia" e i disastri della guerra

Fu proprio durante un intervento chirurgico che Lucille contrasse il temibile virus dell'HIV, ancora poco conosciuto, spesso confuso con la slim disease per i sintomi che avevano in comune. Iniziò a non stare bene, si ammalava molto frequentemente: febbri, tosse persistente, mughetto, Herpes Zoster e soprattutto subì un dimagrimento notevole. Non appena fu certa della causa delle continue malattie che la colpivano, lo rivelò a Piero, che non esitò a farla visitare da uno specialista, il dott.Anthony Pinching, immunologo di fama internazionale che operava a Londra , che rivelò a Lucille di avere un paio di anni di vita ancora, visto il progredire incessante della "malattia".

Tuttavia, nonostante le sofferenze dovute alle molteplici patologie tipiche della sindrome nella fase conclamata,riconosciute e classificate dall'OMS, continuò a lavorare nell'ambulatorio circa 7 ore al giorno, ricorrendo nelle fasi più acute della malattia a cure intensive presso l'ospedale San Raffaele di Milano. Malgrado le sue condizioni di salute riuscì, insieme al marito, a fare in modo che le attività ospedaliere proseguissero e non si inceppassero nella macchina della burocrazia, anzi il Lacor divenne un centro sempre più specializzato nell'ambito dell'AIDS grazie all'aiuto del dott.Carswell, professore di Makerere, uno dei più grandi specialisti di tale sindrome in Africa . Trascorso qualche anno L'Uganda sarebbe diventata il primo Paese ad avere un programma di prevenzione Aids Control Programme, anche se la guerra che continuava a infierire nel Nord contribuiva alla diffusione del virus in modo preoccupante . Le sorti dell'ospedale erano sempre più in bilico: risulta dal "diario di bordo" che Lucille teneva per annotare brevemente le sue operazioni e gli avvenimenti rilevanti, che nel 1988 il St. Mary's fu saccheggiato ben sette volte in quattro mes
Ultimi anni, grandi soddisfazioni

Il loro instancabile e continuo lavoro in Uganda, con un ospedale capace di 465 posti letto, fece sì che Lucille venisse nominata nell'aprile del 1991 membro onorario del The Royal College of Physicians and Surgeons of Canada ad Ottawa da parte del governatore generale Roy Hnatyshyn Il 22 giugno 1995 fu decorata dell'Ordine Nazionale del Quebec dal primo ministro Jacques Parizeau], mentre l'Accademia dei Lincei in Italia assegnava il premio Feltrinelli all'ospedale di Lacor definito come "un'iniziativa eccezionale di grande valore morale e umanitario"

Ricevette poi un " premio d'eccellenza" dal Centro Internazionale per la causa africana di Montrèal e le arrivò una lettera dalle Nazioni Unite che esprimeva felicitazioni per il suo operato: "La sua identificazione con la sofferenza di persone sconvolta dal sottosviluppo, dalla malattia e dalla guerra è mirabile; il suo lavoro in Uganda è la prova che i malati di Aids possono condurre una vita ricca e produttiva".

Un altro importante riconoscimento contribuì a rallegrarla sebbene soffrisse enormemente in quegli anni: nel 1987 ricevette una lettera che la informava di essere stata nominata membro onorario dall'Associazione medica del Quebec ed era la prima donna ad ottenere tale onore.

Vinta dalle atroci sofferenze-pesava solo 33 chili - morì a Besana in Brianza, dove si era trasferita nell'ultimo periodo, il 1ºagosto 1996, all'età di 67 anni
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