Italia Donati
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Italia Donati
Italia Donati (Cintolese, 1 gennaio 1863 – Porciano, 31 maggio 1886) è stata un'insegnante italiana, protagonista di un tragico fatto di cronaca.
Biografia
Figlia del fabbricante di spazzole Gaspero Donati, dimostrò un'attitudine allo studio sufficiente per aspirare a un posto da insegnante elementare, e nel 1882, al secondo tentativo, superò l'esame di abilitazione. Fu assegnata a Porciano, un paesino a una decina di chilometri da Cintolese.
Giunta nel borgo, si sottomise alle pressioni del sindaco Raffaello Torrigiani, suo datore di lavoro (secondo la Legge Coppino del 1877), e si sistemò in una delle sue abitazioni, subendo pesanti avances alle quali riuscì tuttavia a resistere.
Ben presto si trovò a dover fare i conti con l'ostilità della comunità e, priva di qualsiasi difesa, fu oltraggiata e additata come poco di buono. Nell'estate 1884 arrivò a un magistrato di Pistoia una lettera anonima che l'accusava di aver abortito illegalmente con l'aiuto del sindaco. Torrigiani fu costretto a dimettersi, ma per Italia le conseguenze furono devastanti.
Malgrado la polizia non trovasse alcuna prova contro di lei e lei medesima si fosse offerta ad accertamenti medici atti a confermare la sua castità, questi non le vennero concessi e l'ostilità nei suoi confronti non ebbe più freni. Mentre la sua salute risentiva della tensione, si diffuse la voce che era di nuovo incinta: lo provavano, per gli accusatori, il pallore e i sudori. Chiese di essere trasferita in un'altra scuola della zona, e nella primavera del 1886 l'amministrazione comunale acconsentì. Ma la cattiva fama l'aveva preceduta, e la nuova comunità non celò la sua irritazione nel vedersi imporre la presenza di una donna così svergognata.
La sera del 31 maggio Italia scrisse un breve biglietto destinato ai genitori in cui si discolpava e si difendeva. Al fratello Italiano scrisse:
« [I]o sono innocentissima di tutte le cose fattemi [...] A te, unico fratello, a te mi raccomando con tutto il cuore, e a mani giunte, di far quello che occorrerà per far risorgere l'onor mio. Non ti spaventi la mia morte, ma ti tranquillizzi pensando che con quella ritorna l'onore della nostra famiglia. Sono vittima dell'infame pubblico e non cesserò di essere perseguita che con la morte. Prendi il mio corpo cadavere, e dietro sezione e visita medico-sanitaria fai luce a questo mistero. Sia la mia innocenza giustificata [...][1] »
Camminò nel buio fino alla gora del vecchio mulino ad acqua sul fiume Rimaggio, poco fuori dal paese, fermò le sottane con due spille da balia (voleva scongiurare l'umiliazione di venire trovata con le gambe scoperte), e saltò. L'autopsia confermò che era morta vergine.
Il Corriere della Sera mandò un reporter ad indagare. La storia suscitò scalpore e spronò Matilde Serao a pubblicare un articolo in cui denunciava la terribile condizione delle maestre di scuola. Fu lanciata una sottoscrizione per coprire le spese del trasporto e della tumulazione a Cintolese. Il 4 luglio si compì la cerimonia, con tanto di dignitari e una folla di popolo. Sulla tomba fu collocata un'elegante lapide di pietra nera con l'iscrizione in lettere dorate, che era stata pagata dal Corriere. Vi si leggeva:
« A / Italia Donati / maestra municipale a Porciano / bella quanto virtuosa / costretta da ignobile persecuzione / a chiedere alla morte la pace / e l'attestazione della sua onestà[
Biografia
Figlia del fabbricante di spazzole Gaspero Donati, dimostrò un'attitudine allo studio sufficiente per aspirare a un posto da insegnante elementare, e nel 1882, al secondo tentativo, superò l'esame di abilitazione. Fu assegnata a Porciano, un paesino a una decina di chilometri da Cintolese.
Giunta nel borgo, si sottomise alle pressioni del sindaco Raffaello Torrigiani, suo datore di lavoro (secondo la Legge Coppino del 1877), e si sistemò in una delle sue abitazioni, subendo pesanti avances alle quali riuscì tuttavia a resistere.
Ben presto si trovò a dover fare i conti con l'ostilità della comunità e, priva di qualsiasi difesa, fu oltraggiata e additata come poco di buono. Nell'estate 1884 arrivò a un magistrato di Pistoia una lettera anonima che l'accusava di aver abortito illegalmente con l'aiuto del sindaco. Torrigiani fu costretto a dimettersi, ma per Italia le conseguenze furono devastanti.
Malgrado la polizia non trovasse alcuna prova contro di lei e lei medesima si fosse offerta ad accertamenti medici atti a confermare la sua castità, questi non le vennero concessi e l'ostilità nei suoi confronti non ebbe più freni. Mentre la sua salute risentiva della tensione, si diffuse la voce che era di nuovo incinta: lo provavano, per gli accusatori, il pallore e i sudori. Chiese di essere trasferita in un'altra scuola della zona, e nella primavera del 1886 l'amministrazione comunale acconsentì. Ma la cattiva fama l'aveva preceduta, e la nuova comunità non celò la sua irritazione nel vedersi imporre la presenza di una donna così svergognata.
La sera del 31 maggio Italia scrisse un breve biglietto destinato ai genitori in cui si discolpava e si difendeva. Al fratello Italiano scrisse:
« [I]o sono innocentissima di tutte le cose fattemi [...] A te, unico fratello, a te mi raccomando con tutto il cuore, e a mani giunte, di far quello che occorrerà per far risorgere l'onor mio. Non ti spaventi la mia morte, ma ti tranquillizzi pensando che con quella ritorna l'onore della nostra famiglia. Sono vittima dell'infame pubblico e non cesserò di essere perseguita che con la morte. Prendi il mio corpo cadavere, e dietro sezione e visita medico-sanitaria fai luce a questo mistero. Sia la mia innocenza giustificata [...][1] »
Camminò nel buio fino alla gora del vecchio mulino ad acqua sul fiume Rimaggio, poco fuori dal paese, fermò le sottane con due spille da balia (voleva scongiurare l'umiliazione di venire trovata con le gambe scoperte), e saltò. L'autopsia confermò che era morta vergine.
Il Corriere della Sera mandò un reporter ad indagare. La storia suscitò scalpore e spronò Matilde Serao a pubblicare un articolo in cui denunciava la terribile condizione delle maestre di scuola. Fu lanciata una sottoscrizione per coprire le spese del trasporto e della tumulazione a Cintolese. Il 4 luglio si compì la cerimonia, con tanto di dignitari e una folla di popolo. Sulla tomba fu collocata un'elegante lapide di pietra nera con l'iscrizione in lettere dorate, che era stata pagata dal Corriere. Vi si leggeva:
« A / Italia Donati / maestra municipale a Porciano / bella quanto virtuosa / costretta da ignobile persecuzione / a chiedere alla morte la pace / e l'attestazione della sua onestà[
thelmalouise- Messaggi : 25
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